FACE OFF/LE MURA OLTRE – 26 AGOSTO ore 21.15 – GIARDINO DELL’ARCHEOLOGIA

GIOVEDI 26 AGOSTO ore 21.15

Giardino dell’Archeologia

 

ACQUA DI PIETRA, fonte di prodigi – AnimaScenica Teatro

produzione Associazione AnimaScenica APS

in collaborazione con Archivio delle tradizioni popolari della Maremma grossetana

regia e testi: Irene Paoletti Interpreti: Irene Paoletti, Isabella Tattarletti.

interpretazioni musicali dal vivo: Emanuele Bocci (pianoforte, percussioni, fisarmonica)

coreografie Isabella Tattarletti

costumi Jasmin Lepore

 

Lo spettacolo si immerge nell’entroterra mitologico della Maremma seguendo la “via dell’acqua”, cioè narrando le storie e leggende legate alle fonti d’acqua più interessanti del territorio maremmano. L’acqua, elemento primario, originario e indissolubile dell’universo conduce in un percorso mistico tra sacro e profano. Ogni sorgente sgorga da un miracolo, e di conseguenza ne produce: la fonte lattaia fa tornare il latte nei seni delle mamme; la fonte d’acqua sacra di San Feriolo di Sassofortino nasce dal martirio del santo e raccoglie le preghiere delle donne dei paesi vicini; la fonte di Saturnia porta con sé una meravigliosa storia magica che ha come protagonista Orlando paladino di Francia. Lo spettacolo si sviluppa in un susseguirsi di immagini suggestive e evocative di narrazioni poetiche, danza contemporanea e musica.

 

 

PARTIE VIDE (anteprima)– Compagnia degli Istanti

Ideazione e coreografia Françoise Parlanti

in collaborazione con Eleonora Chiocchini

Interprete Françoise Parlanti

Scenografia Paolo Morelli

Disegno Luci Gabriele Termine

produzione Compagnia Simona Bucci/Compagnia degli Istanti

Organizzazione Marika Errigo

segreteria amministrativa Claudia Sannazzaro

Con il sostegno di MiBACT, dip. dello spettacolo dal Vivo; Regione Toscana

Residenza MAD Murate Art District

 

(Debutto previsto il 25 settembre nell’ambito del Festival Fabbrica Europa)

 

Partie Vide è un lavoro ideato da Françoise Parlanti e Eleonora Chiocchini, che indaga il concetto di abitare il vuoto, quest’ultimo inteso come spazio di relazione e dialogo fra un corpo femminile e tre elementi scenografici presenti sulla scena: due sedute e una cornice. È proprio la scenografia, realizzata appositamente da Paolo Morelli, che diventa un tutt’uno con il corpo che la muove e contemporaneamente architettura spaziale da esso separata. Il tempo dell’azione si snoda in un pieno: un flusso continuo, un unico viaggio in cui musica, scenografia e partitura fisica riempiono i sensi di chi osserva. Un pieno reale, concreto, fatto di immagini che compaiono come fragili essenze, come spunti emotivi e come pezzi di un puzzle che non hanno un’univoca composizione. Creazione e disgregazione di spazi, abitati costantemente dal pieno della presenza: forse solo un necessario rito preparatorio o la premessa di un vuoto di solitudine, di una “Partie Vide” che è la fine ma forse anche l’inizio del racconto. Il vuoto porta con sé la memoria dei pieni che lo hanno abitato.

 

 

MERAKI – Yoy Performing Arts/Nuovo Balletto di Toscana

ideazione Emma Zani, Timoteo Carbone, Luca Parolin

coreografia Emma Zani e Luca Parolin

danzatori Emma Zani e Roberto Doveri

musiche Timoteo Carbone

opera d’arte Medhat Shafik

in collaborazione con Meccaniche della Meraviglia

 

Meraki nasce dalla collaborazione tra YOY, Nuovo Balletto di Toscana e Meccaniche della Meraviglia, Associazione culturale che organizza importanti mostre di arte contemporanea.

Meraki è’ una performance costruita “intorno e con” un’opera del grande artista, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, Medhat Shafik.

L’opera d’arte non è più relegata a semplice elemento scenografico ma diventa coprotagonista dell’azione performativa.

Nella performance l’opera d’arte, in tutta la sua bellezza statica, per un attimo prende vita, facendo esplodere tutte la sua potenzialità espressiva attraverso la musica ed il movimento e, al contempo, musica e gesto conducono una sorta di “analisi critica” dell’opera interpretando la visione dell’artista.

Gli oggetti di Shafik, costruiti da elementi sovrapposti di juta, garze e tessuti dai colori naturali e splendenti, sono una metafora della stratificazione della storia, dei danni dell’uomo alla natura e la ricostruzione, dopo un evento traumatico, si trasforma in un “viaggio onirico, leggero che trae la sua forza dalla fragilità delle cose alla ricerca di un recupero simbolico dei luoghi archeologici e della natura, che sono la memoria dell’uomo, l’essenza della civiltà.”

 

 

RICORDIAMO CHE PER LA PARTECIPAZIONE AGLI SPETTACOLI E’ NECESSARIO ESSERE IN POSSESSO DI GREEN PASS

 

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