FESTIVAL MOVING STORIES VII ED.

23 novembre 2023 – ore 18:00

COLLECTIVE TRIP: UNA QUESTIONE DI GENDER – COMPAGNIA BORDERLINE

Produzione Borderlinedanza 2018, MIC, Regione Campania, Ra.I.D.

Festivals, Associazione Musicateneo UNIS

Concept, regia e coreografia: Claudio Malangone

Performers: Luigi Aruta/Alessandro Esposito, Adriana Cristiano, Pietro Autiero,

Antonio Formisano, Alessia Muscariello, Giada Ruoppo

e il pubblico che desidera intervenire

Video: Checco Petrone

Musiche: AAVV

Costumi: Alessandro De Santis

Disegno Luci: Francesco Ferrigno

Responsabile produzione: Maria Teresa Scarpa

Relazioni esterne: Hanka Irma Van Dongen

 

COLLECTIVE TRIP: una questione di gender è il titolo/contenitore del progetto di Borderlinedanza liberamente ispirato al bellissimo volume dell’autore americano RAYMOND CARVER “Voi non sapete che cos’è l’amore” che raccoglie saggi, racconti e poesie. Lo stile asciutto, minimalista del contenuto, così come l’idea di tenerezza, compassione, scoperta, che si sperimenta in questa lettura, si pongono come denominatore comune e ispira il tema del lavoro sviluppato dalla compagnia. In particolare, partendo dalla necessità di esplorare, verificare e mettere in pratica nuovi modi di composizione e del mettere in scena, i performers (danzatori e pubblico che vuole partecipare all’azione) affronteranno il tema del gender, della trasformazione, dell’amore con lucidità e ambiguità attraversando significati e sensazioni e cercando di mettere in discussione ciò che si prova e le certezze di chi osserva (così come recita il titolo della poesia dedicata a Bukowski e che dà il titolo al volume). Con i loro agire e le loro storie si sfideranno i presenti a guardarsi dentro e volendo, a confessare/si l’inconfessabile.

A seguire incontro col pubblico

 


24 novembre 2023 – ore 21:00

VITA NOVA I – VITA NOVA II – PADOVA DANZA PROJECT

Una creazione esclusiva di Nicoletta Cabassi per Padova Danza Project

Coreografia: Nicoletta Cabassi

Musiche: Gavin Bryars e musica elettronica

I danzatori in scena fanno parte di Padova Danza Project 2022 – corso di perfezionamento professionale diretto da Gabriella Furlan Malvezzi, riconosciuto dal Ministero della Cultura – Direzione Spettacolo dal vivo- affiancati da un Artista ospite

 

La coreografia si compone di due terzetti, uno femminile ed uno maschile complementari l’uno all’altro che attingono al ciclo pittorico dipinto da Giotto nella Cappella degli Scrovegni e a testi della più alta letteratura medievale: Dante Alighieri e Gioacchino da Fiore.

Vita Nova I

“Vita nova”, da cui prende il nome il progetto coreografico, è il titolo di una delle prime opere di Dante Alighieri. Esso ha diversi significati: in primo luogo può indicare la vita giovanile, ma ha soprattutto un significato più profondo, cioè quello di una vita rinnovata dalla presenza miracolosa dell’amore. L’incarnazione e personificazione di Amore conferisce alle ‘donne gentili’ una solennità sacrale che la coreografa traspone nella scrittura corporea. La figura femminile che chiude “Vita Nova I” consegna un messaggio di speranza ma ad un altro grado di lettura potrebbe essere Beatrice.

Vita nova II

Si ispira alle TRE ETÀ DELL’UOMO e ai testi del teologo e scrittore Gioacchino da Fiore.

Gioacchino da Fiore fu un monaco e teologo cistercense vissuto tra il 1100 e il 1200. Scrisse diversi testi di commento alle sacre scritture. Scomunicato dalla Chiesa, è ora invece in corso da tempo la causa per la sua beatificazione. Egli divideva la storia dell’umanità in tre età: l’Età del Padre, l’Età del Figlio e, infine, l’età dello Spirito Santo (l’età della consapevolezza e della crescita umana per il teologo). Il trio nasce proprio ispirandosi alle figure del Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono incarnati in tre personaggi di età diverse. Le TRE ETÀ DELL’UOMO si sovrappongono idealmente ai 3 stadi umani. Il concetto di “essere errante”, da cui tutto l’impianto coreografico trae origine, viene distribuito e sviluppato seguendo l’iconografia medievale pittorica non senza chiare citazioni contemporanee, e segue una scrittura drammaturgica ciclica.

 

PINK LADY (estratto) – COMPAGNIA DEJA DONNE 

Coreografia: Virginia Spallarossa
Regia ed elaborazione musicale: Gilles Toutevoix
con Dafne Secco
produzione Déjà Donné con il sostegno di MIC

progetto vincitore del bando MU.D

per le residenze C.Re.A.Re della regione Campania e del MIC

Questo lavoro si ispira liberamente alla teoria del postumano della filosofa e femminista Rosi Braidotti.La sua posizione critica e l’enfasi visionaria del suo pensiero ha riposizionato le figure mitologiche scelte per questo progetto incarnandole in un processo mutazionale.
Il desiderio è quello di avvicinare le loro “biografie” sradicandole dal mito e innestandole in un processo di ibridazione culturale legato alla complessità contemporanea.
Aracne – la Superba, Circe – la Maga, Penelope – l’Astuta; una triade femminile dell’essere moderno in cui si incarna la donna consapevole in chi e cosa voler divenire.
Tre donne che tessono l’amore, la vita, la lussuria con le mani, con il filo sottile, con le trame della magia, cucendo i destini di uomini trattenuti da fili invisibili, ingannati, usati, amati, deliziati, aspettati.
Soggettività intese come un “divenire”; entità trasversali immerse nelle amplissime interrelazioni tra l’umano, il mondo animale, quello naturale, geologico, lo sviluppo scientifico e tecnologico.
Una ri-contestualizzazione dei confini tra tradizione e innovazione attraverso la de-sacralizzazione del concetto di natura umana, come una nuova frontiera nella nostra cangiante e complessa relazione col mondo.

 

MY DUTY, MY BROTHER – DANCEHAUSpiù Centro Nazionale di Produzione della Danza

di Paola Lattanzi

con Barbara Allegrezza e Nicolò Castagni

Produzione DANCEHAUSpiù

Il lavoro si ispira a “Il grande quaderno” di Ágota Kristóf. Sullo sfondo orrorifico della Seconda guerra mondiale, due fratelli, abbandonati dalla madre, temprano il loro corpo e la loro psiche a resistere alle prove più dure. Nel quaderno si allenano a scrivere ciò che vedono nel mondo, nella disperata ricerca dei protagonisti di una mitologica “verità dei fatti” che si mostri narrabile, di un ordine logico delle cose che aiuti a giustificare gli eventi e di un apparente equilibrio del mondo. Il tempo della narrazione è confuso. Le bugie della memoria sono spesso sopravvivenza: il loro è un ricreare una propria biografia per non sgretolarsi, per allontanare il dolore, per costruirsi una identità.

 

A seguire incontro col pubblico