Compagnia Atacama
COME UN BAMBINO ABBANDONATO NELLO SPECCHIO DELL’ARMADIO
Ideazione, coreografia e regia: Patrizia Cavola – Ivan Truol
Con: Valeria Baresi, Giorgio Iacono, Valeria Loprieno, Cristina Meloro, Sabrina Rigoni.
Musiche Originali: Epsilon Indi
Costumi: Medea Labate
Scene: Giulia Trefiletti
Luci: Danila Blasi
Promozione e Ufficio Stampa: Benedetta Boggio 369gradi
Produzione: Atacama
Con il contributo di MIBACT Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Dip. Dello Spettacolo
Residenze: La Scatola Dell’Arte
13 anni , 1 mese, 2 giorni
“L’ho fatto! Ho tolto il lenzuolo dall’armadio e mi sono guardato allo specchio. Ho stretto i pugni,
ho preso un gran respiro, ho aperto gli occhi e MI SONO GUARDATO! Era come se mi vedessi per
la prima volta. Non ero davvero io quello li dentro. Era il mio corpo, ma non ero io. Non era
neppure un amico. Mi ripetevo: Sei me? Sei tu, me? Io sono te? Siamo noi?
E’ vero che la mia immagine riflessa mi è apparsa come un bambino abbandonato nello specchio
dell’armadio. Questa sensazione è assolutamente vera. Facendo cadere il lenzuolo, sapevo
benissimo chi avrei visto, ma è stata comunque una sorpresa, come se quel ragazzino fosse stato
abbandonato lì ben prima della mia nascita. Sono rimasto a lungo a guardarlo.” Daniel Pennac
“Storia di un corpo”
Un viaggio nel corpo, attraverso il quale esistiamo, siamo qui, abbiamo una base e un peso, sensore, messaggero, veicolo, memoria, prodigo di sorprese, con tutte le sue mirabili scoperte, con le sue grandezze e le sue miserie ci unisce e rende simili, come grandiose e vulnerabili creature umane. Abitare la sorpresa del primo sguardo, della prima percezione di una sensazione o di un’emozione, la scoperta di una parte di noi come funziona e come ci fa sentire.
Guardarsi per la prima volta allo specchio
Le Parti del corpo
L’altro
Le Sensazioni
Le paure
Le prodezze
Corpi mossi, corpi lanciati, corpi trasportati, corpi scolpiti, corpi svelati, corpi esposti.